Compilazione legislativa, databile con
buona probabilità alla prima metà del VI sec. Dell'
E. di T.
sono pervenuti fino all'età moderna solo due manoscritti, oggi
perduti, sulla base dei quali nel 1579 il giurista francese P. Pithou
pubblicò la prima edizione critica del
corpus. Esso consta di 154
capitoli, racchiusi tra un proemio e un epilogo, e appare ispirato alle raccolte
legislative e giurisprudenziali romane, al Codice teodosiano e alle
Sententiae del giurista Giulio Paolo; è ugualmente rilevante al
suo interno la tradizione germanica e soprattutto volgare. Tra le norme
più innovative introdotte dall'
E. di T., ricordiamo quella che
vieta il duello, fino ad allora istituto tradizionale utilizzato per dirimere le
liti, e quella che introduce la prescrizione trentennale dei reati, fino ad
allora sconosciuta tra le popolazioni germaniche. Il proemio avverte
esplicitamente che le leggi contenute nel
corpus erano vincolanti tanto
per i "barbari" quanto per i Romani: molte norme, tuttavia, erano
distinte per l'uno e l'altro popolo. Fu in particolare in base a questo dato che
gli studiosi del XVI sec. attribuirono concordemente l'editto al re degli
Ostrogoti. La critica più recente, però, sembra escludere questa
paternità, dubitando anche della precisa data di compilazione, e taluni
identificano l'autore in Teodorico II re dei Visigoti.